DITO A SCATTO

CHE COSA E’?

Il dito a scatto è una condizione patologica che interessa i tendini flessori delle dita della mano È una patologia molto frequente che si riscontra a tutte le età senza prevalenza di sesso.

Consiste in una infiammazione (tenosinovite) che porta ad aumento di volume patologico del tendine con versamento peritendineo e conseguente intrappolamento del tendine interessato all’interno del canale entro il quale scorre.

Il conflitto meccanico a livello della puleggia basale A1 (ispessimento fibroso del canale digitale alla base del dito) porta a dolore palmare alla base del dito e successivo “scatto”ai movimenti di flesso-estensione dello stesso .

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Sono riconoscibili varie fasi del quadro patologico con differente sintomatologia:

  1. fase iniziale – presenza di dolore alla base del dito sul versante palmare ai movimenti di flesso-estensione del dito. Scorrimento tendineo presente, ma difficoltoso (I° stadio o tenosinovite crepitante);
  2. fase intermedia – può seguire il blocco del dito in posizione di flessione sul palmo mentre il ritorno alla posizione di estensione avviene bruscamente con uno “scatto” doloroso dapprima attivamente e poi solo passivamente (II° stadio o tenosinovite stenosante con scatto doloroso).
  3. Fase piu’ avanzata – Il ripetersi di questo attrito ad ogni movimento, determina il persistere dell’infiammazione e l’usura del tendine e si può verificare anche un blocco con impossibilità di flettere od estendere completamente il dito (III° stadio o tenosinovite stenosante con blocco tendineo).

In casi estremi il tendine può sfilacciarsi e degenerare fino alla completa rottura.

COME SI CURA ?

Il trattamento è differente a seconda dello stadio della patologia :

1) all’esordio della sintomatologia e nelle fasi iniziali, può essere conservativo: riposo da sovraccarico della mano, utilizzo di tutore su misura a fasi alterne, breve ciclo di terapie fisiche (ad es: tecarterapia, laserterapia ad alta potenza, criopassaterapia).

2) Nelle fasi intermedie, se non controindicazioni per patologie associate, si può valutare la possibilitò di effettuare una o massimo due infiltrazioni locali di cortisone peritendineo alla puleggia A1 dei flessori solo dopo aver verificato con una ecografia muscolotendinea mirata che non vi siano segni di degenerazione delle fibre tendinee, Questo permette un miglioramento notevole della sintomatologia dolorosa e migliora lo scorrimento tendine, ma questo miglioramento però può essere transitorio e allora al ripresentarsi dei disturbi viene data l’indicazione a un trattamento chirurgico.

  1. Nelle fasi piu’ avanzate il trattamento è direttamente chirurgico

L’ INTERVENTO CHIRURGICO IN COSA CONSISTE ?

L’intervento chirurgico, quando necessario, viene eseguito in anestesia locale e prevede una piccola incisione cutanea palmare alla base del dito e nella sezione longitudinale della puleggia basale A1 per liberare i tendini flessori al fine di ripristinarne un adeguato scorrimento.

Il decorso post operatorio prevede che la ferita chirurgica non venga bagnata fino a completa cicatrizzazione cutanea (per circa 2-3 settimane) e la mano operata non venga sovraccaricata con prese di forza e sollevamento di pesi per almeno 3 settimane.

Rieducazione:

La mano operata deve essere mobilizzata fin dai primi istanti post intervento con lenti esercizi di flesso – estensione di tutte le dita contemporaneamente (compresa quella operata) secondo le modalità indicate dal chirurgo. Il paziente generalmente effettua autonomamente la rieducazione in alcuni casi può rendersi necessario l’ausilio di un fisioterapista della mano.